Lucori.

 

 

 

Le prime ore del pomeriggio. La luce bianca di fuori. Dalla finestra il cielo grigiochiaro di nuvole, più fredda l’aria. Dalla tazza di caffè si esala un aroma di tostato caldo. E poi il profumo di cera d’api e di miele. Fra queste cose io, in uno stato di vapore, con la vita dei sensi tutta compresa nell’olfatto —il primo, quello per sopravvivere. Oppure si potrebbe dire in uno stato di convalescenza. Le letture della notte avevano saputo scuotere questa esistenza fino nei suoi più balbettati enigmi. La sensazione al risveglio di averli tutti compresi —non per chiarezza, per averne saputo pronunciare il nome. Nessuna fretta oggi di svelare questa faccia dal sogno.