Esercizi per le stelle.

 

Questa notte il fragore delle stelle,
come marosi celesti —non se ne può respirare.

Si veglia nell’attesa
il giorno a venire.

* * *

“Leggere ciò che non è mai stato scritto. Questa lettura è la più antica: quella anteriore a ogni lingua —dalle viscere, dalle stelle o dalle danze.”

 

Il brano citato fra virgolette è di Walter Benjamin, tratto dal saggio “Sulla facoltà mimetica” che trovo illuminante -nel modo proprio in cui un testo di filosofia può fare luce sui suoi oggetti, cioè consegnandoci di quelli l’enigma. Oggetto del breve scritto è la facoltà propria della creatura umana di scorgere somiglianze, di cogliere corrispondenze naturali tra le cose, stimolando in sé la reazione mimetica. Una reazione che affonda la sua necessità nell’ambito vitale più stringente, retaggio di un tempo in cui per sopravvivere imperava “l’obbligo di condursi in conformità” rispetto all’ambiente naturale circostante. Ma non solo. Il comportamento imitativo, fin da subito, non avrebbe avuto come proprio campo soltanto quello del microcosmo immediato e tangibile, ma avrebbe investito con la stessa urgenza la dimensione delle somiglianze immateriali, una su tutte la dimensione celeste. Microcosmo e macrocosmo risultavano così saldati tra loro dalla posizione in cui viene a trovarsi la creatura umana. Ma anche la natura come totalità di dimensione che tutto include, della quale non si distinguono parti, ma si manifestano esistenze.
Lo stesso comportamento imitativo si ritiene sia intervenuto anche nella formazione del linguaggio -con riguardo non solo alla parola detta, ma anche a quella scritta. Anzi, potrebbe quasi essere la parola scritta di maggiore aiuto nel rintracciare un rapporto di corrispondenza tra la sua forma e l’oggetto che vuole significare; tra l’una e l’altro sussisterebbe un rapporto di somiglianza immateriale che ne fonderebbe le tensioni. La grafologia insegna che è possibile trovare nelle scritture le immagini che inconsciamente vi nasconde chi scrive. Scrivere, allora, sarebbe anche costituire un “archivio di somiglianze non-sensibili, di corrispondenze immateriali”. La parola, mimetica, diventa una rivelazione di ciò che porta in sè come sostegno: il suo significato. Il significato della parola non come fine del gesto mimetico ma come suo intimo sostegno. E qui si procede con ulteriore, successiva finezza. Il significato altro non sarebbe che il nesso, il portatore in cui “si accende la somiglianza”. Una scintilla. In un baleno. La somiglianza in un baleno, prima di guizzare via. Tutto quello che ci è dato di cogliere. L’essenza del significato in una somiglianza, un rimando di echi brillati in un baleno.  Che la lingua sia poetica fin nella sua stessa genesi?
Sembrerebbe che la rapidità dello scrivere (e del leggere) possa accrescere la facoltà di accendere quella scintilla. Ma questo sarebbe un altro capitolo di altrettanto vertiginose considerazioni.

 

 

4 thoughts on “Esercizi per le stelle.

  1. Grazie, Giorgio! E proprio alle corrispondenze e analogie magiche familiari ai popoli antichi sta pensando il filosofo, mentre si domanda se la presenza ormai solo di relitti di quel mondo percettivo rimasta nell’essere umano moderno sia da considerare una decadenza oppure una trasformazione di quella stessa facoltà mimetica. Grazie di una lettura tanto accorta.

    rosaturca

  2. Magico,
    il pensiero che precede la consapevolezza e si estende oltre l’intenzione limitante del linguaggio.
    E’ l’inaspettata meraviglia di un oltre
    in ogni atto umano.

  3. Caro Luigi,
    grazie della visita e del tuo commento. Molto bello per me che tu trovi in questi versi un’eco di classicità. In questa loro prima stesura stanno all’ascolto integri come sigilli. Col tempo capirò se quell’integrità è la stessa della loro semplicità, oppure se avranno successive, inedite fioriture. Ti sono perciò molto grata di averli saputi cogliere appena venuti alla luce.
    Le articolate considerazioni sul saggio di Benjamin che ho aggiunto dopo il tuo commento, pur non avendo nessun collegamento diretto con i miei versi costituiscono l’ambiente naturale, presente in forma “lagunare”- diresti tu -della mia consapevolezza poetica da tanti tanti anni. In questo momento vorrei cominciare a piantare dei pali nelle zolle di quella laguna, vorrei cominciare a farci casa mia.

    rosaturca

  4. Bello. Molto classico e intenso.
    L’effetto del suono di una volta celeste è sempre un po’ spaventoso.
    in gamba e a presto
    luigi

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