Crisi di Natale.

 

Mai successo negli ultimi anni di attraversare la città “natalizia” così dimessa. Non è nemmeno necessario inventarsi strategie per evitare di ritrovarsi intrappolati nelle isterie del traffico -dei veicoli o dei pedoni, è lo stesso. Tempo di crisi? Sembra improbabile, a giudicare dai prezzi esposti nelle vetrine. Ha aperto negli ultimi mesi un negozio in cui per un chilo di pane si possono spendere fino a otto euro, mentre in quelli che erano i mercati popolari si può trovare una maglia usata ‘firmata’ in vendita a centinaia di euro. Quelli che il lavoro l’hanno perso davvero -essere in cassa integrazione è lo stesso -non dicono di essere in crisi. Quelli non riescono a guadagnarsi da vivere. La crisi allora assume sempre più chiaramente l’aspetto mentale di una classe mediana, esprimendo la qualità di un grigiore obbligato, si direbbe quasi una sua ostentazione. Come se a luci spente fosse visibile il vuoto che gli rimane e la mancanza di cura in cui versano le sue vite. Mentre le strade vuote e i negozi pieni di oggetti dai prezzi di lusso, dicono di poveri sempre più poveri e ricchi che lo sono sempre di più.
Finalmente quest’anno a Natale non saremo privati della bellezza barbarica delle nude facciate di pietra delle due torri più famose in città, rimaste al buio senza le corsie di lucine che riuscivano a far sollevare la testa e perfino a strappare con il cellulare tante piccole fotografie.

 

bologna. Via santo Stefano.