Quando si dice: scrivere.

 

bologna. Cortile in primavera.

Nonostante i brutti sogni del mattino, oggi la mente viene al risveglio già ben orientata nel suo paesaggio di senso, di parole. Fuori è una bella giornata di sole, dal caldo che fa si potrebbe dire una giornata estiva. Si sta in casa con le finestre aperte, nell’aria che aleggia in una sottile vena di brezza si respira delicata la dolcezza del profumo di fiori. Anche in un cortile di città. I versi degli uccelli si fanno più rari con l’aumentare della luce. Manca poco a mezzogiorno. Vivaci le campane delle chiese chiamano alla messa, più solenni invece rintoccano le ore.

Quando si dice che soltanto nella casa siamo veramente sole. Là dove insieme a noi tutto scrive ed è più vivo e reale di quello che quotidianamente ci sollecita e ci condiziona. Come intrecciare dialoghi di ininterrotti silenzi con qualche cosa di ineffabile che viene incontro -incantando -dal lato in ombra di tutte le voci.

“Soli, lo si è in una casa. Non fuori ma dentro di essa (…) in casa si è tanto soli da sentirsi talvolta smarriti.” *

“Tanto per cominciare, ti chiedi cos’era quel silenzio intorno a te e praticamente a ogni passo che fai in una casa a ogni ora del giorno, sotto tutte le luci, quella di fuori o quella delle lampade accese anche durante il giorno.” *

“Ci vuole sempre una separazione dagli altri intorno a chi scrive. (…) La solitudine  reale del corpo diventa quella, inviolabile, dello scritto.” *

 

*Estratti da Scrivere, di Marguerite Duras. Feltrinelli, 1994.

 

La scrittura infinita (link all’articolo di Edda Melon)