Da ogni angolo delle città turche, a migliaia.

 

 

Istanbul. Irruzione della polizia al Divan Otel.

 

Le tre del mattino, sono ore vissute con il fiato sospeso. Dentro un’implorazione muta. Che si sottraggano al martirio. Ma era un solco già tracciato l’epilogo di queste ore. Difficile sottrarsi all’attrazione di dover opporre al “mostro disumano” un contegno umano fino al sacrificio di sé. Forse davvero questi uomini, queste donne non hanno paura e sfilano a migliaia spuntando da ogni altro luogo delle città turche che non sia piazza Taksim.

Questi uomini, queste donne ristabiliscono davanti agli occhi di tutti noi che la politica è un luogo fatto dalla pluralità degli uomini e delle donne, che ha la sua ragion d’essere proprio nella relazione, nel legame fra tutte le singolarità diverse che siamo noi. Una verità che ogni ordine politico per mantenersi stabile deve negare con la forza.

La rivolta turca, come ogni rivolta, ha sospeso il tempo della storia. E’ così per chi popola e attraversa quei luoghi; lo è anche per chi -pur lontano dagli avvenimenti -non distoglie il proprio sguardo e il cuore, l’attenzione. Spero per ciascuno di noi che non si tratti soltanto di un intervallo -una crisi di febbre in uno stato di buona salute. Auguro a tutti noi di essere sempre in cerca dei modi per scardinare questo rito di morte che rinserra le nostre vite nelle chiuse dinamiche del potere.

bologna. 16 giugno 2013.

 

contropiano.org (link all’articolo di aggiornamento)

rightnow.io (fotografie della notte)