Giorno dell’Assunta

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

« Era conveniente che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino abitasse nella dimora divina. Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella casa celeste. Era conveniente che colei che aveva visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre. Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciò che le era dovuto a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature quale Madre e schiava di Dio. » *

san Giovanni Damasceno

* fonte Wikipedia

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 
Un giorno di festività è per me quasi sempre anche un momento in cui mi domando —perché? Cosa ricorre nel seguire del tempo, che oggi si dovrebbe salvare nella memoria?

Del culto di Maria mi tocca e mi lega la traccia che conserva come ultima espressione di venerazione di un’altra specie di divinità femminili, di quel caleidoscopio di sacre figure che rientrano tutte nel culto della Grande Madre di tradizione mediterranea. Anche se nel processo storico di un generale ridimensionamento delle antiche dee le stesse sono diventate “figlie” di un dio-padre, “madri” di un dio-figlio che fin dalla nascita diventa più importante di loro.

Citando Maurilio Adriani alla voce “Verginità” nell’Enciclopedia delle Religioni, ho occasione di riflettere sulla caratteristica saliente dell’immagine femminile della madonna come Vergine Madre, di ancorare alla sua figura argomenti di essenziale importanza nel tentativo infaticabile di ritessere insieme elementi intorno ai quali ricostituire una valida identità di donne.
 

 

“Il profilo cristiano della vergine-madre abilita ad allineare su di esso tutta una tradizione fitta e polivoca, nella quale la verginità si connette con l’immagine femminile appunto in rapporto dialettico con la fecondità e la maternità. Il fatto che nella tradizione mediterranea la dea pòtnia (Signora) alterni verginità e maternità, che nella tradizione greca Hera e Artemide siano concepite  come vergini e madri […], che nello stesso Cristianesimo Maria sia esaltata nella qualità paradossale significabile con la sentenza di Dante -Vergine Madre figlia del tuo figlio, indica nella verginità sì lo status dell’indennità radicale dal male del mondo e lo iato incolmabile tra l’integrità e la purità del sacro rispetto all’inquinamento del profano, ma anche la funzione che il valore virginale ha nei confronti della vita, della fecondità, dell’iterazione biologica, della continuazione rinnovata e dell’iniziativa fertile del nuovo principio.”

 

 
Si tratta di riflessioni in coraggiosa controtendenza che, lontano da tentazioni retrive in epoca di fecondazioni sempre più artificiali e assistite, individuano nell’integrità del corpo femminile la prima condizione per la possibilità della vita, della fecondità nella rigenerazione, nella continuazione rinnovata dell’iniziativa creatrice. Nessun paradosso allora nell’identità di vergine madre, ma il riconoscimento della potenza naturale di ogni creatura femminile di presiedere la nascita e la cura della vita a condizione di riattingere ritmicamente in se stessa a quell’ambiente proprio di sensazioni e senso. Che poi è quanto ci manca più di ogni cosa, sostituito da fulgidi esempi d’incoronazioni mistiche nel cielo.

 

 

 

 

Le riproduzioni d’immagine sono particolari dell’Assunzione di Tiziano Vecellio, pala d’altare in santa Maria dei Frari a Venezia.