Le otto della sera

 

 

 

   Nonostante il fracasso che fanno gli autobus alla fermata, i canti degli uccelli vibrano all’aria più sonori dal più alto dei rami d’alberi nella piazza, dai tetti dei palazzi di pietra rossa e antica non finiscono di venire, di richiamare. La sera.

   Più lontano e più in alto di nuvole rosa-arancio al tramonto si aprono i voli dei rondoni numerosi, vanno esplodendo in un vapore d’arie sottili.

   L’inatteso precipita, ma lentamente come rappreso un poco nella caduta. Filature d’arie che cancellavano gli sguardi nel cielo —finite, soffiate via.

   Specchio degli alberi nella piazza sono questi velabri di nuvole viaggianti che cingono la terra dagli orizzonti di metamorfosi curiose di noi.

bologna. 31 maggio 2014