Passaggi#

 

 

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      Come trovarsi in un rifugio tra i boschi di montagna, così stanotte il temporale in città. Illumina fra i lampi il borgo antico cinto dalle colline, gli orizzonti dei boschi com’erano un tempo e i fiumi ancora impetuosi e navigabili di nuovo sotto il cielo.

* * *

      Una giornata immersa nella vita materiale, in vista della partenza estiva. Coltivo alle mie finestre varie specie di vita vegetale: alcune hanno lunghe radici aeree, altre invece si gettano nel vuoto d’aria con i lunghi rami. Portano foglie in forma di mani, in forma di cuore. Spuntano dalla madre come da uno strappo che lacera la membrana vegetale. Sorgono come lentamente si sfila una costola dal fianco. Non più all’interno della madre, hanno bisogno di un tempo lunghissimo per disvolgersi verso l’aria.

      Ci sono fiori, lentissimi anch’essi, come amigdale biancolatte si allungano dritte dal verde scuro del fogliame. Guadagnano l’altezza delle correnti d’aria avvolte nel sonno della loro fioritura per la maggior parte del tempo.

      Sono specie che crescono all’ombra negli spazi di servizio degli antichi palazzi o dei conventi che furono. Qui dove vivo io non viene mai nessuno a guardare, ad ascoltare queste colonie di verdi che spezzano le foreste di pietra, questi guardiani sulle intercapedini dello scorrere del tempo, di tutti i suoni del silenzio. Qui un mese fa un rondone è caduto smarrito nel suo volo.

bologna. 29 giugno 2014