T. Tranströmer – Ricordi #3

 

 

 

      RICORDI*

Dopo il divorzio, la mamma e io ci trasferimmo in Folkungagatan 57, un’abitazione di classe medio bassa … I ricordi di quella casa si congegnano più o meno come in un film degli ani Trenta o Quaranta, con adeguata galleria di personaggi …
C’era uno sporadico andirivieni di estranei. Qualche ubriaco cercava di riprendersi nella tromba delle scale. Dei mendicanti suonavano alla porta un paio di volte alla settimana … La mamma preparava loro dei panini — dava fette di pane invece di soldi.

 

 

 

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I.

 

 

 
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II.

 

 

 

Io disegnavo quasi ininterrottamente a quei tempi, verso la fine degli anni Trenta. Il nonno portava a casa rotoli di carta bianca del tipo che allora si usava in tutti i negozi di alimentari e io li riempivo di storie disegnate. Avevo imparato a scrivere verso i cinque anni, è vero. Ma ci voleva troppo tempo. La mia fantasia reclamava un mezzo di espressione più rapido. Per di più non avevo nemmeno la pazienza di disegnare accuratamente. Avevo sviluppato una specie di stenografia figurata con corpi in violento movimento e un’azione drammatica molto azzardata, ma senza dettagli. Erano fumetti a mio solo uso e consumo.

 

 

 

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III.

 

 

 

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IV.

 

* Minnena ser mig, I ricordi mi guardano nella traduzione dallo svedese di Enrico Tozzo, per le edizioni Iperborea. Milano 2011
 

 

I – IV Laboratorio di artigiano della cartapesta. Lecce, marzo 2015
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