Ma vie au village – Serge Marcel Roche

 

 

 

calao-crâne

 

 

 

Episodio 31

I nibbi girano il cemento del cielo, le grida sono più lucide, il rumore della città in alto crepita nell’orecchio. Occorrerebbe che il corpo non fosse così stanco. Si vede talvolta un occhio in una parvenza di blu che ci guarda, una scoria di nuvola prima che si dissolva. « Ah, mais n’oubliez pas le sang toujours sur la route, les solitaires que l’on calcine… » No, noi non dimenticheremo della foresta il sangue che passa ogni giorno sulla strada, e nella savana gli alberi calcinati anneriti, solitari nella morte. La pietra si arroventa e noi a cuocere nell’oblio. a predire di nausee, di spasmi. eppure a sentire lontano, così lontano da superare la distanza degli aerei. a prendere l’aria cattiva che ci spezzerà le ossa e addormentarsi dicendo che non esiste niente. auscultare gli hiboux asmatici. avere le dispepsie lunari. affannare tra schiuma e lenzuolo. seguire sul soffitto tutta una geografia di macchie e resti dei nembi di pioggia. volere, in sogno, penetrare degli istmi che si restringono. ancorare la piroga al letto. Poi vorremo che tutto questo finisca, come finivano i vecchi dischi continuando a girare, scricchiolii di zaffiro sul fondo dell’orizzonte nei secchi pascoli.

Serge Marcel Roche

Traduzione dal francese e corsivo in italiano nel testo di rosaturca

 

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