Disertata —
      per quanto tempo, questa saldatura
      di crinali
      con la tavola d’ossa
      …….

Uno spazzato vuoto
di vento
al cuore di
      niente-da-vedere
disanima
spettro di materia
in superficie
il risvolto alienato
da profondità
      — per il di-serto di tensione eretta
      nel desolato
      si evapora.

Corpo di marosi
metamorfosa
il nome di maree
fumigando nel-mezzo-verticale
alle urgenze del vento

       batte-ndo
       la nera sempiterna
       baluardo di correnti.

Imbiondisce la via
piumata
di sotto al livido        scosso di correnti

il mare nero

Accostato di luce
il blu del cielo
di notte
vicina e
densa,
           nel palmo della mano.

Come la nuca nel cielo degli annegati
così la luna        riemerge
dal blu.

Resta di che sperare       ancora
sulle palmette nell’oro
alle cime dei fichi
      — un
      resto di gioia
      feconda.

E
uno sfogliarsi di
rose        nel mattino.

Per l’incolto, più solitari alberi fioriscono in bianco.

Fra due clausure
di pietre
di
dolore
eucalipti sconfinano
( con le mezzelune
laminando in luce di
piogge
di vento )

                nell’in-cavo
                rimosso
                di terra sognante
                palude-scritta
                piumata
                di correnti.

All’aria fina
presenzia
sonora
vita degli uccelli.

Di schianto
fosforico
sopra gli ulivi l’oscurità
imperversa
contro-corrente
impercettibili clamori
in lingua di foglia.

Rovesciati chiarori di forre
balugina la notte
piena di denti.

Corpi di pioggia
si levano
ca-dendo
       e
         fino al
           cielo

Schiacciante di-ferro l’osmosi
sonora
che calcina
buio di
notte senza stelle.

Che mi avrebbero saldato il cammino a questo nido di Legioni celesti, per il tramite del danno irreparabile alla nascita nel sale e nella polpa . . .