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Tempo di vals… I. II. III. IV. V. VI. VII. VIII. IX. I – VIII Le luci della sera fra i chioschi del … Continue reading
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Tempo di vals… I. II. III. IV. V. VI. VII. VIII. IX. I – VIII Le luci della sera fra i chioschi del … Continue reading
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La città abitata fluttuante I. II. III. I – II Palazzo D’Accursio e la torre dell’orologio, piazza Maggiore III Basilica di San Petronio, piazza Maggiore bologna. 19 dicembre 2014
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Solstizio d’inverno I. II. III. IV. V. VI. I giardini del Guasto bologna. dicembre 2014
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Giardini Le tre e mezza del pomeriggio, nei Giardini Margherita. E’ molto calda l’aria, il cielo azzurro è schiarito da una luce che abbacina senza splendore. Ho fermato alcune fotografie fra gli alberi e le foglie e le ombre. L’orafo dell’aria ha incominciato a colare le sue gemme a sigillo della stagione estiva. bologna. … Continue reading
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Di vanità Di Vento, Di gelo di tempesta La Dea si fregia E calca con il suo passo impari Il ritmo Alle stagioni. … Continue reading
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Un dire che sta adeso alla cosa che dice… I II III IV V VI Più immagini sono visibili su SIGILLATURE – link I – II – III Sigillature nell’aria IV Sigillature nella roccia V – VI Nella carne … Continue reading
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Sfocati sereni nel cielo sulla città, mentre nel resto d’Italia di pioggia si muore. “Dove si schiude una rosa decade una rosa e uno è il tempo ma di due verità.”* (Versi da La poesia delle rose – 2 di Franco Fortini) bologna. … Continue reading
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27. (άγγελος) Dove sono – ovunque – Non si può fare a meno di tacere. A meno di non sentire. Non possiamo pronunciarne il nome. E’ la dimenticanza che ne portiamo a dargli tatto e lucore Sfanno queste opere nostre un poco – per consentire all’Aperto di passare, all’abbandono l’inaudita levità. … Continue reading
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La cura a Ginevra All’Albero alla radice Alla scorza. Ai colori che cadono di foglie All’aria spenta di Luce che esala il suo vapore A questo passo nell’aria che è sciolto A chi mi cura la scheggia di dolore, … Continue reading
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Nella piazza di san Petronio Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna, e il colle sopra bianco di neve ride. È l’ora soave che il sol morituro saluta le torri e ‘l tempio, divo Petronio, tuo; le torri i cui merli tant’ala di … Continue reading
FUOCHI DI PACE NEL MEDITERRANEO
E’ tradizione popolare dopo il solstizio d’inverno che in luoghi diversi del Mediterraneo vengano accesi fuochi che si lasciano ardere anche per diversi giorni in segno di purificazione. Si tratta di riti legati alla terra, in un momento dell’anno in cui le colture cicliche sono a riposo. Per esempio a Novoli, in provincia di Lecce, i resti delle potature delle viti vengono affastellati in fascine per essere impiegati nella costruzione di un’effimera architettura votata al sacrificio del fuoco. Così in uno slargo alla periferia del paese decine di uomini costruiscono la “focara”, disposti a catena con le spalle appoggiate a lunghe scale di legno poste sulla pira che, fascina dopo fascina, viene elevata al cielo. La “focara” verrà accesa la sera della vigilia di sant’Antonio abate -che ricorre il 16 gennaio -per mezzo di spettacolari batterie pirotecniche che elettrizzano il pignone. Il fuoco arde nel cielo del paese per tre notti e tre giorni, fino alla sua completa consunzione.
Più modesti falò si accendono nella notte del 16 gennaio nei vicoli del paese di San Bartolomé, in Spagna, dove il rito della purificazione si consuma non solo nella sfera simbolica. Qui infatti dopo le celebrazioni religiose, con il calare dell’oscurità decine di cavalli montati da cavalieri si riversano in paese lanciandosi attraverso le fiamme dei falò che incendiano i vicoli, tra le incitazioni dei presenti che partecipano in un’unica atmosfera di sfrenata esaltazione. Il santo è ricordato anche come protettore degli animali domestici, perciò il bagno di fiamme assicurerebbe ai cavalli la buona salute fisica per l’anno a venire —c’è da scommettere, anche al suo cavaliere e alla folla dei partecipanti. Entrambi i riti qui riportati hanno origini secolari e a tutt’oggi hanno la potenza di colpirci -non solo nell’immaginario -con questa loro radice dissepolta di antichità, per questa congiunzione atavica che ancora e per sempre ci rifonda nel segno degli elementi primari della vita naturale che si riafferma, proprio in queste occasioni popolari “di festa”, come una sfida e un rischio ancora densi di carne e sangue.
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Lo scritto del mare Moti di risacca sul catrame. I II III IV V VI VIII IX Riserva naturale “Le Cesine”, lecce. Estate 2012. Più immagini sono visibili su SIGILLATURE (link) … Continue reading