Pygas – Serge Marcel Roche

 

 

 

Ma vie au village – 48

estratti dall’anteprima di traduzione

 

Manda scintille il cuore di Gesù e intanto a noi viene uccisa la parola arrestato il vento e l’amore che come dice qualcuno sarebbe anche il tempo …

 

… ma dove non siamo la luce è bella tuttavia / fra le mura di un tempo era il solo orizzonte, non vedendone l’occhio che segni e rifrazioni,

 

… parlare sì senza predare e strappare rendeva un cielo al caos, guidava fuori un poco dal nostro soffocamento,

 

… poi senza prendere, danzare come prolungamento di lei, essere allora il suo corpo issava nel reale il tutto fino al desiderio,

 

Pygas io l’invento, mi esce dalla bocca, libera reclusa strana al centro dei risospinti che migrano nella notte verde dai fiumi dimenticati, la sola ancora munita d’ali e del ricordo di allora.

Testo di Serge Marcel Roche

 

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Sul margine

 

 

 

Ogni volta tra — durre      e poi

Dimentica

e

nuovamente tornare
sui miei passi le sue immagini — le sue ? Le mie parole.

Il testo, la marea del corpo che forma questa voce. sempre là che riecheggia la sua attesa, e innestato alla mia lingua a colpi di incisioni. Illeggibile questa teoria di pelle e di saliva, questi orizzonti che si sfanno di polvere. questa traccia del sangue declinato nelle sue calcinazioni.

Tentazione di abbandonare — sempre la stessa.

E poi. Sei tu che leggi per caso e non dici niente. Guardi. Riguardi le parole, segui lo scritto del testo, ti guardi intorno. E’ stato allora che ho visto. qualcosa passare fra noi e potere sospendere il verso del tempo. qualcosa si è visto, è avvenuto. chissà dove chissà perché.

bologna. 23 dicembre 2015
 

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Ma vie au village – Serge Marcel Roche

 

 

 

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Episodio 31

I nibbi girano il cemento del cielo, le grida sono più lucide, il rumore della città in alto crepita nell’orecchio. Occorrerebbe che il corpo non fosse così stanco. Si vede talvolta un occhio in una parvenza di blu che ci guarda, una scoria di nuvola prima che si dissolva. « Ah, mais n’oubliez pas le sang toujours sur la route, les solitaires que l’on calcine… » No, noi non dimenticheremo della foresta il sangue che passa ogni giorno sulla strada, e nella savana gli alberi calcinati anneriti, solitari nella morte. La pietra si arroventa e noi a cuocere nell’oblio. a predire di nausee, di spasmi. eppure a sentire lontano, così lontano da superare la distanza degli aerei. a prendere l’aria cattiva che ci spezzerà le ossa e addormentarsi dicendo che non esiste niente. auscultare gli hiboux asmatici. avere le dispepsie lunari. affannare tra schiuma e lenzuolo. seguire sul soffitto tutta una geografia di macchie e resti dei nembi di pioggia. volere, in sogno, penetrare degli istmi che si restringono. ancorare la piroga al letto. Poi vorremo che tutto questo finisca, come finivano i vecchi dischi continuando a girare, scricchiolii di zaffiro sul fondo dell’orizzonte nei secchi pascoli.

Serge Marcel Roche

Traduzione dal francese e corsivo in italiano nel testo di rosaturca

 

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S. M. Roche – Journal de la brousse endormie

 

 

 

 

couverture-brousse

 

 

Éditions QazaQ ( cliccare QUI per scaricare in PDF / ePub )

Chemin tournant ( cliccare QUI per il sito dell’autore )

 

 

 

Poèmes écrits dans la chambre, de nuit.
Lui à la table ne fait rien que chercher
la douceur trop souvent absente du cœur humain,
la cherche dans la forme enneigée de l’effraie,
le nid de l’oiseau-soleil,
le silence du bois,
le coq sur le toit,
les arbres des forêts
et la chair tremblante du vent sous le poids de la gloire.

Vient le jour,
son pendant à porter,
les pistes à départir,
les heures à remonter,
le prochain pas à faire
avec la terre battue du corps
sous le couvert des nuages.

Serge Marcel Roche
 

 

 

Poesie scritte nella stanza, di notte.
Seduto al tavolo non fa che cercare
la dolcezza troppo spesso assente dal cuore umano,
la cerca
nella forma innevata di spavento,

il nido dell’uccello-sole,
il silenzio del bosco,
il gallo sul tetto,
gli alberi della foresta
e la carne tremante del vento sotto il peso della gloria.

Viene giorno,
[ la sua pendenza ] da portare,
le piste da ripartire,
le ore da risalire,
il prossimo passo da fare
con la terra battuta del corpo
sotto il manto di nuvole.

Traduzione dal francese di rosaturca

bologna. 12 novembre 2015
 

 

 

 

 

 

Serge Marcel Roche – Horizontal et l’ennui

 

 

 

La notation est un art de forêts inconnues*

*D. Hasselmann

 

 

Dieci notazioni dalla foresta dell’inedito pulsante
Testi in lingua originale francese di Serge Marcel Roche
Traduzione dal francese di rosaturca

 

 

Chiedo di ottenere una nazionalità, cerco un cavallo purosangue della taglia di un paniere, ma due sogni non fanno una poesia, stessa cosa vivere alla frontiera o praticare l’equitazione.

“Je demande l’obtention d’une nationalité, cherche un cheval pur sang de la taille d’un panier, mais deux rêves ne font pas un poème, même à vivre sur une frontière ou pratiquer l’équitation.”

notation 3

 

 

Più niente. Soltanto, attendere.

C’era una libellula sul rubinetto dell’acqua.

“Pas de plus que rien. Attendre seulement.
Il y avait une libellule sur le robinet d’eau.”

notation 8

 

 

Avrò passato sei anni in questa poltrona dai cuscini blu.        Adesso, lassù, i cani mi disfano la notte.

“Aurai passé six ans dans ce fauteuil aux coussins bleus.
Maintenant, là-haut, les chiens me défont la nuit.”

notation 10
 

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conversation – S. M. Roche

 

 

 

conversation

Quali interlocutori si evocano in queste conversazioni notturne, quali ascolti si coniugano senza fine tra loro e nell’immensità silenziosa di tutto quanto non finisce di venire? Nel fluido incedere dei segni di passaggi il tempo custodisce l’uscita.

rosaturca

 

 

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Immagine S. M. Roche
 

conversation – une question

L’écrit ne pose plus
La question du retour
Le fleuve d’il y a des jours
Coule encore très loin
Sans m’avoir jamais dit
Qui je suis
Et la part manquante
Laissée dans le jardin
Celle qui m’attend selon tes mots
Au tournant du chemin
S’est jetée dans ses eaux
Il me semble vois-tu
Que c’est sans importance

La domanda del ritorno
Lo scritto non pone più —
Il fiume, ci sono giorni in cui
Corre più lontano
Senza che mi abbia detto
Chi sono io
E la parte che manca
Lasciata nel giardino
Quella che mi attende secondo le tue parole
Al tornante del cammino

Nelle sue acque si è gettata
E questo – vedi –
Mi sembra senza importanza 

 

conversation – entre nous

La musiche de l’eau
Sur la terre
Sur les toits
Le vent

Ailleurs ce même vent
La pluie
Si petite chez toi
— Entendre fragile
jusqu’en sa force même —

La mer aussi
Le long ciel au milieu
Qui sépare ici-bas
Et lui
Qui passe entre nous
Qui va son chemin d’eaux profondes
Entre ta belle attente de terre
Et la nuit

La musica dell’acqua
Sulla terra

Sui tetti
Il vento

Lo stesso vento che altrove
La pioggia

Così piccola presso di te
—L’intendere fragile
fino nella sua stessa forza —

Il mare e poi
Il lungo cielo nel mezzo
Che separa quaggiù
E lui
Che passa fra noi
Portato nel suo cammino di acque profonde
Fra la tua
bella attesa di terra
E la notte

 

notes en marge de conversation

La cour le jardin, ce sont des mots anciens qui se glissent là sur la pierre,
sur l’assise de ma vie cachée : une histoire incomplète qui serait muette sans eux

Là où je suis, faisant mes heures de nuit,
je ne vois pas, j’écoute

Il n’y a pas de conversation qui ne laisse affleurer le secret de soi
On se tient alors au bord de l’autre, à sa table de nuit
et l’on mange en silence

La corte il giardino, sono antiche parole che scivolano là sulla pietra,
sull’assisa della mia vita remota: una storia incompleta che senza di loro sarebbe muta

Là dove sono io, nel mio fare notturne le ore,
là non vedo, io ascolto

Non ci sono conversazioni che non lascino affiorare il segreto di sé
Ci si tiene allora sul bordo dell’altro, alla sua tavola notturna

e si mangia in silenzio 

Testi Serge Marcel Roche (traduzioni in italiano di rosaturca)

 

conversation – link alla raccolta

 

 

 

 

 

 

Sigillature su Chemin tournant

 

 

 

Sigillature su Chemin tournant, un ringraziamento.

 

“A Bologne, en Italie, se répand certains jours et à certaines heures un parfum de rose damascène, celle qu’on nomme la Rosa Turca […]”

Serge Marcel Roche

 

Stamattina dai tigli intorno alla fontana scivolano le foglie nei soffi brevi del Vento. Dardeggiano l’ombra sul lastricato umido e bruno, prive di splendore. L’aria bagnata della notte stringe ancora la luce. Nella fontana la voce degli zampilli d’acqua, il frusciare di foglie fra i raggi della bicicletta e gli sbuffi che fa il Vento. Lo stupore di notte che ci salva, che va estinguendo nel giorno per giorno di ogni mattino.

 

* * *

 

Serge Marcel Roche dedica sul suo spazio digitale Chemin tournant un lungo articolo al mio lavoro poetico in Sigillature. Simili ai passi di una danza le sue parole vanno intorno a un profumo di rosa damascena e s’intrecciano ai giorni, alle ore in cui si schiudono i miei versi di poesia. L’occasione della sua ospitalità e la trama sottile delle relazioni che l’hanno preparata rappresentano per me un nuovo e importante giro di boa nel succedersi delle maree di una vita. “Est-il possible d’en dire un mot?”

Ho provato a dirlo, ma  è stato come fare luce due volte sul solo cammino di un giorno, non si può. Ho scritto e poi ho visto di averlo fatto come per sigillare la via di un accesso indicibile dal quale io sono giunta fin qui. Gli scritti raccolti in Disséminations sono anche il tentativo frammentario di raccogliere le tracce dei molteplici punti di vista da cui ogni volta come se fosse la prima ho ripreso la via verso abbandoni ancora sconosciuti.

Grazie a Serge Marcel Roche per l’occasione di questo giro di boa. Grazie a Francesca Caggiano per avermi traghettata con materna solerzia fra le due lingue e per la sua forza di spirito. Grazie a Giorgio, Beppe e Benedetta disponibili a leggere gli illeggibili testi preliminari…

 

* * *

 

E poi l’azzurro è tornato come d’abitudine ad incantare l’attesa nelle sere.

 

Sigillature su Chemin tournant link all’articolo

bologna. 2 ottobre 2014

 

 

 

 

Risacche: Ifigenia e lo scritto del mare

 

 

 

      Risacche: Ifigenia e lo scritto del mare

Ho sempre dimostrato molte resistenze verso la fotografia, il mio rapporto con l’immagine fotografica fa parte della mia vita recentissima. E poi un giorno all’improvviso compro una macchina fotografica. Non avevo perduto le mie resistenze, semplicemente avevo comprato una fotocamera.
Fotografavo senza progetto, quasi senza un punto di vista. Si può dire anche: nella più completa cecità. Fotografavo a Bologna, dove vivo io, la vita quotidiana mentre passava. Non sapevo mai prima quello che stavo facendo, soltanto dopo la fotografia, se c’era qualcosa, si vedeva.

 

 

 

Copia di IMG_3627_JPEGI.

 

 

D’estate partii per il sud d’Italia dove sono nata. Ci sono luoghi per me in cui più che altrove si aprono come fuochi meridiani punti vuoti dello spazio naturale, in cui mi sento più vicina a qualcosa come un significare prima che prenda qualsiasi direzione. Lo chiamo “cuore palpitante di un mito”. In certe spiagge abbandonate dell’Adriatico seguivo a piedi i moti di risacca del mare. Fermavo alcune fotografie, non sapevo perché. Lo sguardo attraverso la macchina fotografica mi isolava. Guardavo, non vedevo niente. Non guardavo più. Dopo un poco che si guarda, succede sempre dopo un poco, diventa come leggere lo scritto d’acque di sabbie di catrame.

 

 

 

Copia di IMG_3629_JPEGII.

 

 

Misteriosamente avevo bruciato la distanza. Riuscivo con la fotografia dove ancora non mi era consentito con la parola a causa della mia prudenza a non avanzare mai nel nominare oltre la soglia di una vivente veridicità. Fotografare mi liberava da questa preoccupazione. Trattenevo il respiro come per restare nell’ascolto che aderiva alla cosa mentre la diceva. Mi sembrava di guadagnare il punto esatto in cui l’esperienza vivente non è ancora un racconto messo in prospettiva, e non è nemmeno il motivo di una sua astrazione.

 

 

 

Copia di IMG_3634_JPEGIII.

 

 

E’ anche l’inizio una fotografia, credere che sia possibile scriverne. Un anno dopo quell’estate si schiariva per me la figura di senso che aveva scritto di schiume e di bagliori la risacca del mare. Ifigenia: non so da quale punto della mia memoria affiorasse il suono del suo nome. In quelle spiagge avevo visto e conosciuto il suo destino. Potevo scrivere adesso il suo ritorno.

Ancora più tardi lessi Agamennone di Eschilo.

I – III Temporale sul mare
Baia dei Turchi, Otranto. Luglio 2014

bologna
agosto – settembre 2014

Ifigenia – link
Lo scritto del mare – link

 

(Corollario a uno scritto di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

#disseminazioni – V Il ritorno d’Ifigenia

 

 

 

 

Il ritorno di Ifigenia

Sbendata la fronte,
Sopra di lei è nuovamente il cielo azzurro di smalto.
Sola
Sopra l’altare. Abbandonata.
Tutto intorno la terra di pietra
Di fiori bianchi, riarsa e incolta.

Nell’aria chiara sembra disciolto al sole
Forse il sogno di schiere di guerrieri in armi
Che cingevano della sua vita il corso.
Del loro ferro di morte
Risuona l’eco in questo vuoto sereno nei versi di cicale.

Terra d’Otranto
luglio – settembre 2013

 

 

 

 

 
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Riserva naturale Cesine, San Cataldo di Lecce. Luglio 2013
( cliccare sull’immagine per ingrandire )

( Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant )

 

 

 

 

 

 

#disseminazioni – IV

 

 

 

 

IMG-20140719-04477
torre Chianca (LE). Luglio 2014
 

 

      […]

      Ci sono luoghi per me dove più che altrove riecheggiano certe insorgenze di senso che si aprono come fuochi meridiani nelle più assolate solitudini: punti vuoti di uno spazio naturale dove sento di essere più prossima a qualcosa come un significare, prima che prenda qualsiasi direzione.

bologna. 19 – 27 agosto 2014

(Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

#disseminazioni – III

 

 

 

 

IMG-20140723-04664
baia dei Turchi, Otranto (LE). Luglio 2014
 

 

     Era la prima volta che usavo una macchina fotografica, prima di quel momento avevo dimostrato sempre molte resistenze verso la fotografia.

     […]

     Non sapevo mai prima  quello che stavo facendo, soltanto dopo la fotografia, se c’era qualcosa, si vedeva.

bologna. 19 – 24 agosto 2014

(Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

#disseminazioni – II

 

 

 

 

IMG-20140723-04651 copia
baia dei Turchi, Otranto (LE). Luglio 2014
 

 

     Ci sono cose per me che si assomigliano. O piuttosto che deriverebbero da una comune necessità: leggere come scrivere come guardare.

     […]

     Scrivevo come “raccogliere corpo”, darmi a leggere ciò che accadeva là dove ero io, che non era stato mai scritto.

bologna. 19 – 24 agosto 2014

(Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

#disseminazioni – I

 

 

 

 

IMG-20140802-05068
torre Colimena, golfo di Taranto. Agosto 2014

 

 

     […]

     Scrivere come guardare senza vedere niente, come ascoltare parole dove niente era da dire. Come una voce nell’orecchio che non ha suono —ma ritmo, che mi legava nel respiro e mi attraeva a restare in ascolto.

     * * *

     Per la maggior parte del tempo ho scritto come sotto dettatura. Soprattutto di notte, nel sonno. Oppure in certi vuoti – nel giorno – del cielo.

bologna. 19 -23 agosto 2014

(Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

Lune – de S. M. Roche

 

 

 

      Lune

La lune est dans l’oeil
D’une biche nyctalope
Que nous chassons
Jusqu’en notre sommeil,
Le seul rêve que nous ayons

Et la seule lueur d’autre part
C’est la lance de notre nuit
Qui s’engouffre dans la trouée,
Dans la faille du temps
Qui jamais ne dort.

Serge Marcel Roche

 

Miro_nocturne   Chemin tournant

 

      Luna

La luna è nell’occhio
Di una cerva nictàlope
A cui diamo la caccia nel sonno,
L’unico sogno che abbiamo

E l’unico lampo d’altra parte
E’ la lancia della nostra notte
Che si getta nell’incrinatura,
Nella faglia del tempo
Che non dorme.

Traduzione in italiano di rosaturca

 

 

 

Nocturne – de S. M. Roche

 

 

 

      Nocturne

Les mots glissent du toit jusqu’à la chaise
La lune est assise sur le vent
L’horizon est penché sur la cimaise du temps
Entre la table et le mur blanc
La peau du jour devenue douce et noire
S’étire au bord du chemin
La nuit tamise les étoiles
Lentement jusqu’au matin

Serge Marcel Roche

 

proto-webécriture

 

 

 

Chemin tournant

      Notturno

Le parole scivolano lungo il tetto fino alla sedia
La luna assisa nel Vento
L’orizzonte s’inclina dalla sporgenza più alta dei tempi
Fra il tavolo e il muro-di-bianco
La pelle del giorno divenuta liscia
E nera
Si stira lungo il bordo del cammino
La notte setaccia lentamente le stelle
Fino al mattino.

Traduzione in italiano di rosaturca