“E i venti funesti…
dell’ozio, della fame
prolungando senza fine l’attesa
corrodevano il fiore degli Achei.”
Eschilo – Agamennone
giurdignano. 3 settembre 2013.
In un’ora come tante desolata, nel chiarore che richiama fra le pietre e gli ulivi seccava di Grecale la calura profumando di timo. L’abitato, così a ridosso delle pietre, faceva tangibile una memoria di rapina del luogo di natura.
Quel pomeriggio solitario d’estate, nel piccolo paese che sembrava deserto, l’aperto della luce traballava d’intensità come il miracolo di un’astronave stretta fra le mura. E l’azzurro e l’oro e il silenzio e l’abbandono di vivere erano al cuore una ferita – muta – per chi passava di là.