Per ogni Ade
Quelle tue mani
In cerca nel mio ventre
Hanno fermato la mia immortalità
— la mia innocenza, dicevi.E nell’angoscia seguita allo spavento
La castità della mia prima voce svaniva.*
La kore sposa,
Sposa di te
Compagna al buio trono.La tua frode non fu rapirmi ai Venti
All’abbraccio del mare
Alla madre sempiterna fiorita
— ma la tua legge
Con il suo confino.*
La cara madre
Voluttuosa e feconda
Sorride nelle selve
Corre con gli animali.
Non sa la madre l’Inferno
In cui gli sguardi stanno separati
E il vivere
Si riproduce senza più generare.*
Quando l’occhio fu dilatato
E preso al buio
Vidi
Il riflesso che non aveva vita
— ed ero io, bisognosa di cure
Per durare nei ferri.Lui non si oppose allora, ed io stupii. Lui mi lasciò vagare.
Io — io non cercai la madre.Ogni tentata via portava sempre a lui, alle sue mani
Che legano
Forti più dei Venti
Sciolgono le membra più lontano del mare.*
Non saprei dire lo scarto misterioso
Per cui trovai l’uscita :
Di nuovo seppi l’aria, la cara luce intorno
E questo bastò.Forse, era l’Inferno ad essere svanito.
Che c’ero stata si vedeva ancora ai bordi dilatati dello sguardo.
Non era invece nel mio ventre l’Inferno,
E per questo io non ero ancora perduta.Ma nemmeno ero io ancora immortale.
bologna. Agosto 2013 – Settembre 2016