Per ogni Ade

 

 

 

Per ogni Ade

 

 

Quelle tue mani
In cerca nel mio ventre
Hanno fermato la mia immortalità
— la mia innocenza, dicevi.

E nell’angoscia seguita allo spavento
La castità della mia prima voce svaniva.

*

La kore sposa,
Sposa di te
Compagna al buio trono.

La tua frode non fu rapirmi ai Venti
All’abbraccio del mare
Alla madre sempiterna fiorita
— ma la tua legge
Con il suo confino.

*

La cara madre
Voluttuosa e feconda
Sorride nelle selve
Corre con gli animali.
Non sa la madre l’Inferno
In cui gli sguardi stanno separati
E il vivere
Si riproduce senza più generare.

*

Quando l’occhio fu dilatato
E preso al buio
Vidi
Il riflesso che non aveva vita
— ed ero io, bisognosa di cure
Per durare nei ferri.

Lui non si oppose allora, ed io stupii. Lui mi lasciò vagare.
Io — io non cercai la madre.

Ogni tentata via portava sempre a lui, alle sue mani
Che legano
Forti più dei Venti
Sciolgono le membra più lontano del mare.

*

Non saprei dire lo scarto misterioso
Per cui trovai l’uscita :
Di nuovo seppi l’aria, la cara luce intorno
E questo bastò.

Forse, era l’Inferno ad essere svanito.

Che c’ero stata si vedeva ancora ai bordi dilatati dello sguardo.
Non era invece nel mio ventre l’Inferno,
E per questo io non ero ancora perduta.

Ma nemmeno ero io ancora immortale.

bologna. Agosto 2013 – Settembre 2016