T. Tranströmer – Musei

 

 

 

      MUSEI *

Nella mia infanzia ero attirato dai musei. In primo luogo il museo nazionale di Storia Naturale, nel sobborgo di Frescati. Che palazzo! Gigantesco, babilonico, inesauribile!
Visitavo il museo con qualcuno che mi teneva per mano. Avevo più o meno cinque anni.

 

 

 
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I.

 

 

 

All’entrata si era accolti da due scheletri di elefanti. Erano i custodi della porta del meraviglioso. Mi facevano un’enorme impressione e li disegnai su un grande blocco.
Dopo qualche tempo le visite al museo cessarono. Ero entrato in una fase in cui avevo una paura inaudita degli scheletri … la paura si estendeva a tutti gli scheletri in generale, quindi anche a quelli degli elefanti del museo. Avevo perfino paura del mio disegno e non osai più aprire il blocco.

 

 

 
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II.

 

 

 

Rivolsi allora il mio interesse al museo della Ferrovia … Un paio di volte alla settimana scendevo con il nonno dalle alture di Söder per andare a visitarlo. Anche il nonno evidentemente doveva essere affascinato dai modellini dei treni, altrimenti non avrebbe resistito. Diventava poi una vera festa quando potevamo concludere la nostra gita nella vicina stazione Centrale di Stoccolma, dove arrivavano sbuffando treni a grandezza naturale.

 

 

 
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 III.

 

 

 

Qualche anno dopo, in età scolare, tornai al museo di Storia Naturale. Ero a quel punto uno zoologo dilettante, serio, da piccolo adulto. Passavo il tempo chino sui libri di insetti e di pesci.
Avevo anche cominciato a raccogliere le mie collezioni personali. Le tenevo in casa in un armadio. Ma nella mia testa cresceva intanto un museo immenso e tra questo museo fantastico e quello molto reale di Frescati c’era un continuo interscambio.

 

 

 
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IV.

 

 

 

Più o meno ogni due domeniche andavo al museo di Storia Naturale. Prendevo il tram fino a Roslagstull e facevo gli ultimi chilometri a piedi. La strada era sempre un po’ più lunga di quanto non pensassi. Ricordo benissimo queste spedizioni, tirava sempre vento, il naso gocciolava, gli occhi lacrimavano. Non ricordo invece nessun percorso inverso, è come se non fossi mai tornato a casa, ma solo andato, in un perenne pellegrinaggio pieno di aspettative, moccioso e lacrimante, verso il colossale edificio babilonico.

 

 

 
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V.

 

 

 

Collezionai insetti, e soprattutto scarafaggi, dagli undici anni fino più o meno ai quindici. Poi furono soprattutto gli interressi concorrenti a prevalere, soprattutto artistici. Che malinconia che l’entomologia dovesse cedere loro il posto!

 

 

 
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 VI.

 

 

 

L’attività cominciava in primavera, ma naturalmente era soprattutto d’estate che fioriva, sull’isola di Runmarö … Ero sempre fuori in perenni spedizioni. Una vita all’aria aperta senza il minimo interesse salutistico. Non avevo ovviamente alcun punto di vista estetico sulle mie prede — si trattava di Scienza — ma senza rendermene conto feci molte esperienze di bellezza. Mi muovevo nel grande mistero. Imparavo che la terra era viva e che esisteva un mondo infinitamente grande che strisciava e volava e viveva la sua ricca vita senza curarsi minimamente di noi.

 

 

 
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VII.

 

 

 
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VIII.

 

* Minnena ser mig, I ricordi mi guardano nella traduzione dallo svedese di Enrico Tozzo, per le edizioni Iperborea. Milano 2011
 

 

I – VIII  Dove il fiume si getta a mare
Bocca di Magra, riviera ligure. Pasqua 2015
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