Sigillature su Chemin tournant

 

 

 

Sigillature su Chemin tournant, un ringraziamento.

 

“A Bologne, en Italie, se répand certains jours et à certaines heures un parfum de rose damascène, celle qu’on nomme la Rosa Turca […]”

Serge Marcel Roche

 

Stamattina dai tigli intorno alla fontana scivolano le foglie nei soffi brevi del Vento. Dardeggiano l’ombra sul lastricato umido e bruno, prive di splendore. L’aria bagnata della notte stringe ancora la luce. Nella fontana la voce degli zampilli d’acqua, il frusciare di foglie fra i raggi della bicicletta e gli sbuffi che fa il Vento. Lo stupore di notte che ci salva, che va estinguendo nel giorno per giorno di ogni mattino.

 

* * *

 

Serge Marcel Roche dedica sul suo spazio digitale Chemin tournant un lungo articolo al mio lavoro poetico in Sigillature. Simili ai passi di una danza le sue parole vanno intorno a un profumo di rosa damascena e s’intrecciano ai giorni, alle ore in cui si schiudono i miei versi di poesia. L’occasione della sua ospitalità e la trama sottile delle relazioni che l’hanno preparata rappresentano per me un nuovo e importante giro di boa nel succedersi delle maree di una vita. “Est-il possible d’en dire un mot?”

Ho provato a dirlo, ma  è stato come fare luce due volte sul solo cammino di un giorno, non si può. Ho scritto e poi ho visto di averlo fatto come per sigillare la via di un accesso indicibile dal quale io sono giunta fin qui. Gli scritti raccolti in Disséminations sono anche il tentativo frammentario di raccogliere le tracce dei molteplici punti di vista da cui ogni volta come se fosse la prima ho ripreso la via verso abbandoni ancora sconosciuti.

Grazie a Serge Marcel Roche per l’occasione di questo giro di boa. Grazie a Francesca Caggiano per avermi traghettata con materna solerzia fra le due lingue e per la sua forza di spirito. Grazie a Giorgio, Beppe e Benedetta disponibili a leggere gli illeggibili testi preliminari…

 

* * *

 

E poi l’azzurro è tornato come d’abitudine ad incantare l’attesa nelle sere.

 

Sigillature su Chemin tournant link all’articolo

bologna. 2 ottobre 2014

 

 

 

 

Risacche: Ifigenia e lo scritto del mare

 

 

 

      Risacche: Ifigenia e lo scritto del mare

Ho sempre dimostrato molte resistenze verso la fotografia, il mio rapporto con l’immagine fotografica fa parte della mia vita recentissima. E poi un giorno all’improvviso compro una macchina fotografica. Non avevo perduto le mie resistenze, semplicemente avevo comprato una fotocamera.
Fotografavo senza progetto, quasi senza un punto di vista. Si può dire anche: nella più completa cecità. Fotografavo a Bologna, dove vivo io, la vita quotidiana mentre passava. Non sapevo mai prima quello che stavo facendo, soltanto dopo la fotografia, se c’era qualcosa, si vedeva.

 

 

 

Copia di IMG_3627_JPEGI.

 

 

D’estate partii per il sud d’Italia dove sono nata. Ci sono luoghi per me in cui più che altrove si aprono come fuochi meridiani punti vuoti dello spazio naturale, in cui mi sento più vicina a qualcosa come un significare prima che prenda qualsiasi direzione. Lo chiamo “cuore palpitante di un mito”. In certe spiagge abbandonate dell’Adriatico seguivo a piedi i moti di risacca del mare. Fermavo alcune fotografie, non sapevo perché. Lo sguardo attraverso la macchina fotografica mi isolava. Guardavo, non vedevo niente. Non guardavo più. Dopo un poco che si guarda, succede sempre dopo un poco, diventa come leggere lo scritto d’acque di sabbie di catrame.

 

 

 

Copia di IMG_3629_JPEGII.

 

 

Misteriosamente avevo bruciato la distanza. Riuscivo con la fotografia dove ancora non mi era consentito con la parola a causa della mia prudenza a non avanzare mai nel nominare oltre la soglia di una vivente veridicità. Fotografare mi liberava da questa preoccupazione. Trattenevo il respiro come per restare nell’ascolto che aderiva alla cosa mentre la diceva. Mi sembrava di guadagnare il punto esatto in cui l’esperienza vivente non è ancora un racconto messo in prospettiva, e non è nemmeno il motivo di una sua astrazione.

 

 

 

Copia di IMG_3634_JPEGIII.

 

 

E’ anche l’inizio una fotografia, credere che sia possibile scriverne. Un anno dopo quell’estate si schiariva per me la figura di senso che aveva scritto di schiume e di bagliori la risacca del mare. Ifigenia: non so da quale punto della mia memoria affiorasse il suono del suo nome. In quelle spiagge avevo visto e conosciuto il suo destino. Potevo scrivere adesso il suo ritorno.

Ancora più tardi lessi Agamennone di Eschilo.

I – III Temporale sul mare
Baia dei Turchi, Otranto. Luglio 2014

bologna
agosto – settembre 2014

Ifigenia – link
Lo scritto del mare – link

 

(Corollario a uno scritto di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

#disseminazioni – V Il ritorno d’Ifigenia

 

 

 

 

Il ritorno di Ifigenia

Sbendata la fronte,
Sopra di lei è nuovamente il cielo azzurro di smalto.
Sola
Sopra l’altare. Abbandonata.
Tutto intorno la terra di pietra
Di fiori bianchi, riarsa e incolta.

Nell’aria chiara sembra disciolto al sole
Forse il sogno di schiere di guerrieri in armi
Che cingevano della sua vita il corso.
Del loro ferro di morte
Risuona l’eco in questo vuoto sereno nei versi di cicale.

Terra d’Otranto
luglio – settembre 2013

 

 

 

 

 
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Riserva naturale Cesine, San Cataldo di Lecce. Luglio 2013
( cliccare sull’immagine per ingrandire )

( Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant )

 

 

 

 

 

 

#disseminazioni – IV

 

 

 

 

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torre Chianca (LE). Luglio 2014
 

 

      […]

      Ci sono luoghi per me dove più che altrove riecheggiano certe insorgenze di senso che si aprono come fuochi meridiani nelle più assolate solitudini: punti vuoti di uno spazio naturale dove sento di essere più prossima a qualcosa come un significare, prima che prenda qualsiasi direzione.

bologna. 19 – 27 agosto 2014

(Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

#disseminazioni – III

 

 

 

 

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baia dei Turchi, Otranto (LE). Luglio 2014
 

 

     Era la prima volta che usavo una macchina fotografica, prima di quel momento avevo dimostrato sempre molte resistenze verso la fotografia.

     […]

     Non sapevo mai prima  quello che stavo facendo, soltanto dopo la fotografia, se c’era qualcosa, si vedeva.

bologna. 19 – 24 agosto 2014

(Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

#disseminazioni – II

 

 

 

 

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baia dei Turchi, Otranto (LE). Luglio 2014
 

 

     Ci sono cose per me che si assomigliano. O piuttosto che deriverebbero da una comune necessità: leggere come scrivere come guardare.

     […]

     Scrivevo come “raccogliere corpo”, darmi a leggere ciò che accadeva là dove ero io, che non era stato mai scritto.

bologna. 19 – 24 agosto 2014

(Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant)

 

 

 

 

 

#disseminazioni – I

 

 

 

 

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torre Colimena, golfo di Taranto. Agosto 2014

 

 

     […]

     Scrivere come guardare senza vedere niente, come ascoltare parole dove niente era da dire. Come una voce nell’orecchio che non ha suono —ma ritmo, che mi legava nel respiro e mi attraeva a restare in ascolto.

     * * *

     Per la maggior parte del tempo ho scritto come sotto dettatura. Soprattutto di notte, nel sonno. Oppure in certi vuoti – nel giorno – del cielo.

bologna. 19 -23 agosto 2014

(Scritto preparatorio di prossima pubblicazione su Chemin tournant)